Mariela Castro Espìn è viva e vegeta a L’Avana, secondo quanto ha fatto sapere al mondo Tele Sur. Poco fa era circolata la notizia che sull’aereo schiantato oggi in Niger ci fosse anche la figlia del presidente cubano Raul e nipote di Fidel. Tiro un sospiro di sollievo: sarebbe stato un grave lutto, oltre che per il popolo cubano, anche per la comunità Lgbt internazionale.

Ho conosciuto Mariela a L’Avana nel maggio del 2004, dove ero andato con una delegazione di Arcigay e ARCI, su invito del ministro cubano della cultura Abel Prieto, per verificare le condizioni delle persone LGBT.

Lì avevamo potuto toccare con mano le forti difficoltà di una comunità impedita nella sua libera capacità di associazione da un ordinamento politico totalmente statalista. Eravamo però stati sorpresi positivamente da alcuni elementi di vitalità Lgbt e, soprattutto, dal lavoro della Castro.

Mariela infatti é fondatrice e direttrice del Cenesex, il centro nazionale di educazione sessuale. Attraverso quella struttura é riuscita a dare uno strumento organizzativo e di sostegno alle persone transessuali dell’isola. L’assenza di risorse necessarie a organizzare percorsi di transito verso l’altro sesso aveva forse aiutato ad assumere una decisione che in quegli anni, ma ancora oggi, rappresentava e rappresenta una richiesta della comunità Lgbt in tutto il mondo: dotare le persone transgender, anche senza un intervento chirurgico, di documenti di identità riportanti il nome corrispondente all’identità di genere riconosciuta come propria, pur differente dal sesso biologico. Al Cenesex, anche se nella forma di gruppi di informazione sull’uso del preservativo in funzione anti AIDS, nasceva anche un primo collettivo gay riconosciuto, in assenza di una generale libertà di associazionismo privato.

Ho poi incontrato Mariela altre due volte. La prima in Italia (dove viene spesso perché sposata ad un palermitano), a Bologna, ad un’iniziativa organizzata dal MIT, il movimento di identità transessuale allora presieduto da Marcella Di Folco. La seconda volta ad un congresso di ILGA, l’associazione internazionale delle organizzazioni Lgbt o friendly, a cui Mariela ha iscritto il Cenesex.

Mariela è stata a Roma poche settimane fa. In quella occasione le ho fatto pervenire un invito per ottobre, data in cui sarà di nuovo in Italia, per presentare insieme a lei il mio disegno di legge 405, che fra l’altro prevede quella misura che lei era riuscita a fare attuare a Cuba dieci anni fa: la riattribuzione di sesso anche senza l’obbligo di operazione chirurgica. Sarà, spero, l’occasione per riabbracciarla e sorridere insieme della falsa notizia di oggi.

Nella foto: Sergio Lo Giudice, Riccardo Gottardi, Mariela Castro e Renato Sabbadini a L’Avana nel maggio 2004

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