Con Margherita Hack se n’è andata una delle più illustri scienziate italiane ma anche un’intellettuale impegnata, su temi importanti: i diritti civili, l’animalismo, la giustizia sociale, la laicità dello Stato. Razionalista e atea, si era fatta portavoce di una posizione esistenziale spesso emarginata e sminuita, sostenendone le ragioni e la pari dignità rispetto alle posizioni religiose.

“L’etica degli atei – scriveva – che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia, e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità: “Ama il prossimo tuo come te stesso” e “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.

Per attenersi a questi comandamenti non c’è bisogno di credere in Dio, non lo si fa per la speranza in un al-di-là in cui non si crede, ma solo per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo.” Per questa concezione del mondo, fondata su valori etici forti e potenti, era stata nominata presidente onorario del’Uaar, Unione degli Atei, Agnostici e Razionalisti Italiani.

In questi giorni è arrivata una notizia che le avrebbe fatto piacere. Una sentenza della Cassazione ha dichiarato ammissibile la richiesta dell’Uaar di avviare una trattativa con lo Stato ai sensi dell’art.8 della Costituzione che prevede intese con le confessioni religiose. In Germania, Belgio, Paesi Bassi, sono in vigore accordi, anche economici, con le rappresentanze di movimenti atei e umanisti e l’articolo 17 del Trattato di Lisbona riconosce uguale status alle “organizzazioni filosofiche e non confessionali” rispetto alle “chiese e le associazioni o comunità religiose”.

Alla “libertà di non credere” in un dio e alla pari dignità della posizione atea Margherita Hack aveva dedicato un libro dal titolo Io credo. Dialogo fra un’atea e un prete, scritto a quattro mani con don Pierluigi Di Piazza. “Io credo nella libertà, nella giustizia, nel rispetto di tutti i viventi” amava ripetere, a testimonianza della profonda dimensione etica che può avere una concezione atea della realtà del mondo e dell’esistenza umana.

Articolo pubblicato nel mio blog sull’Huffington Post
http://www.huffingtonpost.it/sergio-lo-giudice/

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