É davvero uno sforzo inutile la battaglia delle coppie lesbiche e gay per l’accesso al matrimonio civile? E quanto è utile che tanti primi cittadini (nei giorni scorsi hanno partecipato ai Pride i sindaci di Milano, Napoli, Palermo, Catania, Cagliari e Bologna) si schierino per questa battaglia? Se lo chiede su queste pagine Alberto Melloni ed è una bella domanda.

Secondo Melloni sarebbe meglio lasciar perdere il matrimonio e pretendere dalla comunità ecclesiale il riconoscimento dell’amore omosessuale come il filo di un tessuto civile. Ma se il cardinale Caffarra può scrivere che “riconoscere dignità legale alle coppie omosessuali significa dire che ci siamo alleati con la morte” questo non é un buon viatico verso la comprensione reciproca e non commuove che parole così dure siano accompagnate da lacrime.

La richiesta di accesso paritario al matrimonio dei cittadini omosessuali è certo opinabile come ogni fatto umano ma si basa su precisi fatti culturali e giuridici. Il matrimonio civile non é un sacramento, sia pure secolarizzato, ma una pratica che precede l’avvento del cristianesimo e oggi è un istituto giuridico distinto da qualunque connotato religioso. La Corte europea dei diritti umani ha stabilito il diritto alla vita familiare delle coppie gay e lesbiche e che il concetto di matrimonio non va inteso come limitato a due persone di sesso opposto. La nostra Corte Costituzionale ha chiesto al Parlamento di riconoscere giuridicamente le coppie gay e lesbiche e ha ribadito che non esiste alcun vincolo costituzionale all’estensione del matrimonio, decisione che è rimessa alla libera scelta del Parlamento. Secondo la Cassazione, ritenere che un bambino che cresca in una famiglia formata da due donne possa avere ripercussioni negative non é frutto di certezze scientifiche o di dati empirici ma di un “mero pregiudizio”. Non stiamo parlando dell’adozione di bambini esterni al nucleo familiare, ma della grave lesione del diritto di migliaia di bambini che già vivono in famiglie omogenitoriali, a cui é negato il riconoscimento giuridico del legame con il loro genitore non biologico.

Se il matrimonio, così bistrattato e in crisi, oggi è reclamato a gran voce da chi ne é stato finora escluso é perché la richiesta di uguaglianza di fronte alla legge e di riconoscimento del valore del proprio amore sono sentimenti fortissimi. Non c’è sforzo più utile di quello per la pari dignità di ogni persona, come un uomo chiamato Gesù ci ha insegnato più di duemila anni fa.

….

Intervento pubblicato dal Corriere di Bologna del 03.07.13

03.07.13 il Corriere della Sera Bologna

css.php