“Resta un dissenso netto e profondo non per ragioni ideologiche astratte, ma per la convinzione che l’aumento strutturale delle diseguaglianze tra i lavoratori a tempo indeterminato non aiuti a ricucire gli strappi prodotti dalla crisi nel tessuto e nella coesione sociale”.

Ecco la dichiarazione, sottoscritta insieme ad altri 26 senatori del PD, con cui motiviamo il nostro voto favorevole al Jobs Act, dal momento che il governo ha posto la questione di fiducia, ribadendo la nostra contrarietà ad alcuni suoi contenuti fondamentali, a partire dalle restrizioni all’art.18.

DICHIARAZIONE DI VOTO SUL JOBS ACT

Pur permanendo diverse criticità, è innegabile che come era avvenuto al Senato, anche alla Camera, nel lavoro di Commissione, siano stati compiuti passi in avanti e miglioramenti rispetto al testo originario presentato dal Governo sulla delega lavoro (da ultimi: i controlli a distanza sugli impianti e non sui lavoratori e il diritto al reintegro del lavoratore licenziato non solo per motivi discriminatori ma anche per ingiustificato motivo disciplinare, seppur solo in fattispecie che andranno opportunamente specificate).
Non possiamo però non notare come si sia voluto ostinatamente perseguire l’impostazione del “doppio binario” nel mondo del lavoro: da una parte i lavoratori già assunti per i quali rimangono le tutele dell’articolo 18 e dall’altra i nuovi assunti (giovani e non più giovani) che avranno il nuovo contratto a tutele crescenti o sarebbe meglio dire il “nuovo contratto con tutele ridotte”, in particolare per i licenziamenti per motivazioni economiche.
Su questo aspetto, resta un dissenso netto e profondo non per ragioni ideologiche astratte, ma per la convinzione che l’aumento strutturale delle diseguaglianze tra i lavoratori a tempo indeterminato non aiuti a ricucire gli strappi prodotti dalla crisi nel tessuto e nella coesione sociale: un fattore determinante per contribuire a portare fuori l’Italia dalla depressione in cui viviamo.
Noi abbiamo proposto – inascoltati – una soluzione coerente con gli obiettivi del Jobs Act prevedendo un termine (36 mesi) per la durata dei contratti a tutela crescenti: purtroppo,invece, avremo solamente nuovi occupati con minori tutele per tutta la loro vita lavorativa.
Continuiamo a chiedere al Governo che la giusta riforma delle politiche attive del lavoro e degli ammortizzatori sociali – al fine di costruire un nuovo e più moderno modello integrato per favorire l’incontro tra domanda e offerta – sia ritenuta prioritaria (con conseguenti stanziamenti di risorse adeguate)e preceda, quindi, coerentemente la modifica delle regole contrattuali.
Il governo non ha voluto assumersi questo impegno e ha preferito andare dritto sulla sua strada: ne prendiamo atto con profondo rammarico politico e istituzionale.
Il Jobs Act è stata un’occasione persa perché ci si è intestarditi sull’art.18, rinunciando ad affrontare le questioni chiave per favorire la crescita: l’aumento della produttività, il rafforzamento strutturale del sistema delle imprese, il tema dell’organizzazione e della rappresentanza sui luoghi di lavoro, in collegamento con più generali politiche di sostegno alla domanda.
Con queste motivazioni voteremo la fiducia al Governo sulla delega lavoro, nella convinzione profonda che il Paese non può permettersi una crisi al buio in questa difficile congiuntura economica e sociale; riconfermando nel contempo il nostro impegno per una costante, severa e costruttiva vigilanza sui decreti attuativi della legge delega.

Erica D’Adda
Federico Fornaro
Maria Grazia Gatti
Maria Cecilia Guerra
Patrizia Manassero
Carlo Pegorer
Maurizio Migliavacca
Vannino Chiti
Paolo Corsini
Miguel Gotor
Giuseppe Luigi Cucca
Sergio Lo Giudice
Marco Filippi
Doris Lo Moro
Claudio Broglia
Roberto Ruta
Donatella Albano
Josefa Idem
Luigi Manconi
Claudio Martini
Silvio Lai
Mario Tronti
Nerina Dirindin
Massimo Mucchetti
Lodovico Sonego
Renato Turano
Rosaria Capacchione

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