3 MAGGIO 2013 (il Venerdì di Repubblica) – Per la legge non sono vere coppie, ma curiosamente lo stanno diventando per il Parlamento: con un piccolo, simbolico atto a lungo rinviato, la Camera sta per estendere ai conviventi dei deputati omosessuali la copertura sanitaria. Ivan Scalfarotto, il deputato pd che ha sollevato il problema presentando la domanda a favore del compagno Federico, incrocia le dita in attesa della firma definitiva: “Spero che così si riapra in Italia la discussione sulle unioni di fatto, che si dia uno scossone. E sia chiaro che non punto a un benefit. Questa assicurazione la paghiamo di tasca nostra”.

Il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, che ha appena chiuso l’istruttoria, cautissimo dice: “Non vedo ostacoli. Ma non sta a me a decidere”. Deciderà l’ufficio di presidenza – presidente, vicepresidenti, segretari d’Aula e questori. Nessuno sembra avere dubbi: opporsi alla domanda di Scalfarotto sarebbe anacronistico, tanto più che molti istituti previdenziali privati non fanno distinzione tra coppie sposate, conviventi etero o gay.

Una consolazione tardiva per Paola Concia, anche lei pd, che nella legislatura precedente ci aveva provato a favore di Ricarda, sposata in Germania: le hanno fatte aspettare cinque anni senza dire né si né no. La risposta – negativa – arrivata l’ultimo giorno,
troppo tardi per presentare ricorso. E i senatori? Sergio Lo Giudice (PD), che si è sposato con Michele in Norvegia, affila le armi e aspetta ottobre, quando saranno trascorsi i tre anni di convivenza necessari per richiedere la copertura.

Così, senza avere approvato neanche la legge sulle unioni di fatto, il Parlamento si dà norme al passo con i tempi. Magari prima o poi ne beneficerà tutto il Paese.

04.05.13 il Venerdi di repubblica

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