Pubblicato oggi il programma del Pd. Ecco alcuni punti significativi su diritti di cittadinanza:
È indispensabile riprendere e approvare il disegno di legge contro lo stalking e l’omofobia, già approvato dalla Commissione Giustizia della Camera nella XV Legislatura.
Il PD riconosce il diritto inalienabile del paziente a fornire il suo consenso ai trattamenti sanitari a cui si intende sottoporlo, così come previsto dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo. Il PD si impegna inoltre a prevenire l’accanimento terapeutico anche attraverso il testamento biologico.
Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
La legge 194 è una legge equilibrata, che ha conseguito buoni risultati: ha consentito una maggiore tutela della salute della donna e favorito una forte riduzione del numero degli aborti. Il PD si impegna dunque ad attuarla, anche alla luce delle nuove possibilità offerte dalla scienza, in tutte le sue parti.
Ciao carissimo Sergio,
mi farebbe piacere che leggessi la risposta al tuo commento (http://www.anellidifumo.ilcannocchiale.it/comments/1797368) e poi anche il mio post al quale ti riferivi, che non ho capito se avevi letto prima oppure no: http://www.anellidifumo.ilcannocchiale.it/post/1790833.html
Detto ciò, purtroppo quel che sta scritto nel programma del PD non è sufficiente per votarlo, secondo me. Quando si dice che
“Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.”
Si parla di PERSONE e non di COPPIE, ossia si va verso lo stesso solco dei vituperati DiCo: i diritti non sono della coppia gay in quanto tale, come in tutto l’occidente, ma individuali, delle persone che compongono la coppia. La differenza potrà sembrare di lana caprina solo a chi è sprovveduto di diritto.
Proprio ieri ho visto un bellissimo DVD che spero conoscerai. Si chiama “Tying the Knot” ed è un documentario sul come si è arrivati al matrimonio per coppie dello stesso sesso in Vermont, Canada, vari paesi dell’Europa occidentale. C’è il racconto della lotta di questi ultimi 30 anni dei movimenti per i diritti civili. Il conflitto con i giudici reazionari, che partivano dal concetto che nemmeno un uomo nero e una donna bianca potessero unirsi in matrimonio, perché “dio ha creato le razze di colore diverso affinché rimanessero distinte”. Davvero molto bello, dà un senso di ampio respiro che fa capire come la lotta di questi giorni è solo una parentesi. Da qui a 50 anni tutti gli stati occidentali avranno il matrimonio esteso a tutti gli adulti non consanguinei. Speriamo solo che l’Italia non arrivi proprio per ultima, come già è.
Ah Sergio, posso consigliarti una cosa? Leva la moderazione dai commenti. Ne guadagni, al saldo. Certo, qualche troll lo becchi che romperà le palle, ma alla lunga lo saprai sfiancare con l’indifferenza o bannandolo. Ma così, con la moderazione preventiva, dài un’idea di mancanza di libertà d’espressione da parte di chi la pensa diversamente da te. Cosa che, conoscendoti, so che non ti è per nulla propria.
Un abbraccio! Sarò un lettore fedele, lo prometto 🙂
Ah sergio vogliamo fare una scommessa io e te?
non ci sarà nessun riconoscimento “sostanziale” di diritti per le coppie di fatto specialmente se si tratta di omosessuali da parte di un eventuale governo del PD. sarei pronto a scommettere qualsiasi cosa e tu????
Caro Sergio, per cercare di tenere una discussione di sostanza e non solo di forma, sei così cortese (tu e gli altri 26 firmatari del documento che ti invito cortesemente ad informare) da rispondere sul mio sito alla domanda che pongo oggi in home page? Grazie, saluti
Per Anellidifumo: ho letto sia il post sia il commento. Ti tengo d’occhio! 😉
Non ho visto quel documentario. Sui matrimoni gay ti segnalo un bell’articolo apparso sul Mulino che trovi su https://www.sergiologiudice.it/blog/2007/07/11/la-costituzione-e-il-matrimonio-fra-omosessuali/
Caro Sandro, in quel programma mancano delle cose che io avrei voluto che ci fossero, come l’apertura a gay e lesbiche del matrimonio civile. Ma sarei pronto a scommettere che, se il Pd vincesse le elezioni e non si trovasse – com’è successo in questa legislatura – ostaggio di uno o due soli voti, quell’impegno sui diritti dei conviventi lo manterrà.
Adoro quando i miei amici non controbattono ai rilievi giuridici che sollevo riguardo alle proposte del PD sulle unioni civili. >-)
“Si parla di PERSONE e non di COPPIE, ossia si va verso lo stesso solco dei vituperati DiCo: i diritti non sono della coppia gay in quanto tale, come in tutto l’occidente, ma individuali, delle persone che compongono la coppia. La differenza potrà sembrare di lana caprina solo a chi è sprovveduto di diritto.”
E’ chiaro che questa formulazione va in direzione contraria al matrimonio tra persone omosessuali, ma va anche in direzione esplicita verso il riconoscimento di qualcosa di simile ai DICO.
Così sia io che te (Anelli) rimaniamo, per ragioni opposte, con un po’ d’amaro in bocca. Si chiama onesto e sano compromesso: it’s the politics, baby.
Luca, io tutto sommato non resto con l’amaro in bocca. Vivo – non a caso – in uno di quei tanti paesi occidentali che hanno approvato da un bel po’ ormai il diritto al matrimonio (con conseguente eventuale adozione) per tutte le coppie di adulti consenzienti e non consanguinei.
Sai qual è la cosa divertente, o se preferisci un po’ triste? E’ che vista dall’estero la battaglia per il riconoscimento di una sbrenzola di diritti civili per le coppie dello stesso sesso sembra assolutamente ridicola e rinunciataria. Assomiglia appunto a quella battaglia di retroguardia che combattevano i segregazionisti bianchi contro i neri.
Alla fine è solo questione di tempo: quando tutta l’Unione Europea si sarà adeguata al concetto spagnolo, olandese, belga, lussemburghese, danese, svedese, norvegese, islandese e presto anche francese e tedesco, che i cittadini lo Stato non li può discriminare in nessun modo e per nessun motivo, anche l’Italia dovrà capitolare e concedere il riconoscimento dei contratti di matrimonio stipulati altrove. E sai perché? Tra gli altri motivi, per via della mobilità delle famiglie. Quando io, per dire, avrò marito e figli adottivi e dovessi decidere di tornare in Italia, pensi che lo Stato italiano riconoscerà alla mia famiglia tutti i diritti del caso, dalla graduatoria all’asilo comunale in su, oppure che mi toglieranno i figli? Io penso proprio la prima. A meno di un governo militare o di un dittatore, certo, ma in tal caso dovreste prima uscire dalla UE e poi forse anche dall’Onu… Tutto è possibile in Italia, ma diciamo che questo scenario drammatico è altamente improbabile.
Nel commento di sopra mi è saltato un aggettivo:
“Vista dall’estero la battaglia ITALIANA per…”
Probabilmente il riconoscimento dei contratti di matrimonio stipulati altrove sarà una conseguenza giuridica difficilmente evitabile.
Detto questo, la mia mamma mi ha sempre ammonito a non usare come argomento il fatto che “gli altri fanno così”. 😉
Beh ma tua mamma ha ragione. Quando si parla di comportamenti individuali ha ragione lei. Quando si parla di diritti civili fondamentali, invece no. Se un gruppo nutrito di Paesi comincia a estendere un diritto civile (il voto alle donne; il voto ai neri; il matrimonio tra coppie di razza diversa; il voto ai maggiori di 16 anni o agli immigrati da tot anni; il matrimonio; l`adozione ai single ecc.) occorre assolutamente imitare e mettersi alla pari, se si tiene a rimanere tra i paesi piu` civilizzati.
In ogni caso per ora i giudici italiani non riconoscono i matrimoni gay avvenuti in Europa con la motivazione che sarebbe un atto “contrario all`ordine pubblico”. Un contratto di matrimonio contrario all`ordine pubblico?? Manzoni ci ha scritto un romanzo di successo su… Mi sa che sara`difficile difendere questa posizione nei prossimi appelli, in particolare a quelli che si faranno a Strasburgo!
Diciamo che questa battaglia ce la giochiamo col tempo, piu` che con lo Stato della Chiesa.