Il rilancio del sogno europeo celebrato a Roma pochi giorni fa rappresenta anche la volontà di scommettere sul futuro del modello democratico oggi in crisi in ogni parte del mondo.

Il congresso del Partito democratico si colloca in questo snodo, con un carico non piccolo di responsabilità. Sarà infatti sulla capacità del Pd di presentare una proposta politica convincente e innovativa che si misurerà la tenuta democratica del sistema Italia.

Di questo progetto non potrà non far parte una rilettura avanzata del tema dei diritti delle persone. Diritti civili e diritti sociali, intrecciati insieme, perché insieme si reggono e insieme possono definire quell’equilibrio avanzato fra uguaglianza e libertà che rappresenta la cifra della sinistra.

In questi giorni una “Squadra Arcobaleno per Andrea Orlando” ha presentato al candidato segretario del PD una proposta sui diritti delle persone LGBTI che mira ad affrontare in modo forte il tema dei diritti ancora negati a lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersex.

Ecco il testo, che tutte e tutti possono sottoscrivere, se vogliono contribuire a tingere un po’ più di arcobaleno il Pd, all’indirizzo: arcobalenoperorlando@gmail.com.

Il PD e i diritti civili delle persone LGBTI – con Andrea Orlando

La sfida dei populismi ci restituisce l’immagine di soggettività intese essenzialmente come snodi di rabbia e paura: da questo, prima che da altro, discende l’ostilità, più o meno aperta, delle forze populiste verso le rivendicazioni in tema di diritti civili e di inclusione sociale.

Di fronte a questa sfida, riteniamo che il Partito Democratico debba tornare a promuovere con forza l’immagine di soggettività che siano, invece, motore di cambiamento e di progresso, valorizzando libertà e autodeterminazione personale come fattori di sviluppo della comunità politica, sul piano storico, sociale e culturale.

Quando si parla di diritti, ogni conquista di libertà è patrimonio di tutte e tutti.

Così, la battaglia per i diritti civili delle persone LGBTI condivide ispirazione e orizzonti con le battaglie per l’inclusione sociale, da quelle per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, a quelle per i diritti civili e sociali dei migranti; con la lotta delle donne per la parità di genere e per la piena pari dignità sociale della condizione femminile, ad ogni livello; con tutte le dimensioni della lotta per il riconoscimento dell’autodeterminazione personale, nell’ambito delle cure mediche, così come in materia riproduttiva, affettiva, sessuale.

Dalla battaglia per il testamento biologico, alla promozione della piena effettività della legge 194, con strumenti efficaci di tutela della libertà di scelta della donna – compresa la garanzia della presenza di medici non obiettori nelle strutture sanitarie – fino alla improrogabileriforma della legge 40 – che dovrà recepire le indicazioni provenienti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, allargare il novero dei soggetti ammessi (il diritto d’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è stato esteso alle coppie di donne già in: Austria, Belgio, Lussemburgo e Olanda, in Danimarca, Finlandia e Svezia, in Irlanda, Regno Unito, Spagna, Portogallo, e in Croazia; l’accesso alle donne singole è ammesso già in: Belgio, Lussemburgo, Olanda e Germania, in Danimarca, Finlandia e Svezia, in Irlanda e Regno Unito, in Bulgaria, Estonia e Lettonia, in Grecia, Croazia, in Spagna e Portogallo, a Cipro) e superare la logica della repressione penale della gestazione per (altre ed) altri, per arrivare ad un quadro regolatorio attento alla posizione di tutti i soggetti coinvolti (come già avviene, per rimanere in Europa, nel Regno Unito, in Danimarca e Grecia) – libertà, autodeterminazione ed eguaglianza si snodano come un filo rosso, che sentiamo profondamente nostro.

La conquista di nuovi spazi di eguaglianza e pari dignità sociale non si limita mai ad un solo gruppo, o ad una sola identità, ma contribuisce positivamente al progresso civile e sociale di tutte e tutti.

Lo dice la nostra Costituzione, nel legame inscindibile tra i suoi articoli 2 e 3: eguaglianza e giustizia aumentano, se aumentano gli spazi di libertà ed autodeterminazione.

Nel metodo, c’è bisogno di un Partito che sappia ascoltare, e confrontarsi in modo permanente con i soggetti – individuali e collettivi – impegnati nelle battaglie per i diritti civili, e che dall’ascolto sappia far nascere capacità di mediazione, e soluzioni di sintesi profondamente legittimate.

Molto è stato fatto, ma molti sono i limiti dei risultati raggiunti, e le sfide ancora aperte.

Resta urgente l’esigenza di pieno riconoscimento e tutela della vita familiare delle persone omosessuali e dei loro figli.

Ad un anno dalla sua approvazione, la legge sulle unioni civili è entrata in profondità nella coscienza del paese: le immagini di coppie felici, di cerimonie solenni, in tutto e per tutto simili alla celebrazione del matrimonio, di comunità solidali con il coronamento di sogni di vita percepiti come identici – in tutto e per tutto – a quelli di ogni altra coppia, ci restituiscono un quadro della società italiana nettamente migliore rispetto a quello che, solo pochi anni fa, il legislatore aveva di fronte quando ha deciso di accantonare la soluzione del pieno riconoscimento della pari dignità sociale delle coppie omosessuali.

Abbiamo sempre affermato che le unioni civili sono soltanto il primo passo. L’anno trascorso ci ha mostrato che di passi, l’Italia, ne sta compiendo ben più di uno.

Siamo allora fermamente convinti che il Paese sia pronto, in tempi brevi, per il passaggio successivo, il riconoscimento della piena pari dignità sociale della vita familiare omosessuale attraverso l’introduzione del matrimonio egualitario. Se guardiamo alle esperienze più vicine alla nostra, è facile accorgersi che le unioni civili sono state ovunque una soluzione di passaggio (come in Irlanda, Inghilterra, Galles e Scozia, in Svezia e Finlandia, in Lussemburgo, Belgio e Olanda, in Francia, Spagna e Portogallo): ed anche in Germania, che è stata modello per il legislatore italiano, la SPD ha inserito nel programma per le elezioni del prossimo settembre, il superamento delle unioni civili e l’introduzione del matrimonio per tutte e tutti.

Accanto al matrimonio egualitario, deve essere assicurata piena tutela ed eguaglianza ai figli nati, accolti e cresciuti in famiglie omogenitoriali.

Come ha affermato la Corte costituzionale, la Costituzione non può tollerare una concezione della famiglia “nemica delle persone e dei loro diritti” (sentenza n. 494/02), dal momento che “la scelta […] di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi”, riconducibile agli articoli 2 e 3 della Costituzione (sent. n. 162/14).

Nell’ultimo anno, dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, abbiamo assistito al rapidissimo sviluppo della giurisprudenza in materia di omogenitorialità: è stata ammessa la trascrizione di atti di nascita stranieri con due mamme e due papà, la trascrizione di provvedimenti stranieri di adozione in coppia omogenitoriale, e si è consolidata, con l’intervento della Corte di cassazione, la giurisprudenza in tema di adozione speciale.

Di fronte a tutto questo, il Parlamento ha concluso, per ora, l’indagine conoscitiva sulla riforma della legge sulle adozioni, auspicando l’apertura dell’accesso all’istituto a persone singole e coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.

Tutto questo è molto, ma non basta.

Non basta ridurre il tema dell’omogenitorialità alla riforma della legge sulle adozioni, perché le persone omosessuali non diventano genitori solo adottando (come peraltro avviene già in Austria, Belgio, Olanda e Lussemburgo, in Danimarca, Svezia e Finlandia, in Francia, in Irlanda e Inghilterra, in Spagna, Portogallo e a Malta), e l’adozione è sì un percorso possibile, che va riformato ed esteso, ma non deve essere obbligatoriamente l’unico; non basta ridurre la tutela dei figli delle famiglie arcobaleno all’adozione del figlio del partner, perché quei bambini sono figli dei loro genitori fin dalla nascita, e come tali devono poter essere riconosciuti (come avviene già in Austria, Belgio e Olanda, in Danimarca, in Irlanda e Inghilterra, in Spagna, Portogallo e a Malta).

D’altro canto, la misura della adozione del figlio del partner, accantonata dal legislatore, non garantisce di per sé la piena tutela dei bambini (ad esempio, non stabilisce rapporti di parentela con la famiglia dell’adottante) ed è già stata superata nella pratica dalle sentenze dei tribunali, che hanno riconosciuto forme più complete di riconoscimento della genitorialità.

Non si può affidare per intero alla giurisprudenza, per sua natura rivolta alla soluzione di casi singolari, un’istanza di giustizia che deve essere garantita in termini certi e generali dal legislatore, e non a macchia di leopardo da singole pronunce dei giudici.

Il diritto sta muovendo passi molto rapidi, e la politica non può più aspettare, o peggio scegliere di non decidere, eludendo le sue responsabilità.

Le Corti ci insegnano che genitori si diventa con il corpo, ma soprattutto con il cuore, assumendosi la responsabilità di portare al mondo e prendersi cura di un figlio.

Esiste, nei fatti, un universo di relazioni affettive che aspetta di essere pienamente riconosciuto giuridicamente, doveri di genitori che devono divenire tali anche di fronte alla legge: solo così potrà dirsi che i figli delle coppie omogenitoriali siano pienamente tutelati, e perfettamente eguali ai loro compagni di giochi.

La battaglia per i diritti civili delle persone LGBTI non si limita, però, alle rivendicazioni in materia familiare. Il campo delle discriminazioni è decisamente più vasto, e va attraversato nella sua interezza.

È necessario, anzitutto, intensificare e promuovere il contrasto all’odio e alla violenza omotransfobica, con strumenti culturali e giuridici:

– rendendo effettiva l’introduzione, nell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado, di specifici strumenti di educazione all’eguaglianza di genere e al contrasto delle discriminazioni;

– riprendendo senza ambiguità, e con soluzioni giuridiche adeguate, il discorso su specifici strumenti legislativi di contrasto alla violenza omotransfobica, sia essa fisica o verbale, con un adeguamento del diritto penale (come è avvenuto in Austria, Belgio, Olanda e Lussemburgo, in Danimarca, Svezia e Finlandia, in Gran Bretagna, Francia, Portogallo, Grecia, a Cipro e Malta);

– deve essere assicurata, con specifici strumenti normativi, la tutela dei giovani e delle giovani omosessuali rispetto alla sottoposizione all’atrocità delle cd.terapie riparative.

Si deve tuttavia agire, allo stesso tempo, nella più vasta area del diritto civile e del diritto del lavoro, assicurando alle persone LGBTI piena parità di trattamento, intervenendo sul D. Lgs. n. 216/03, assicurando piena effettività agli strumenti di tutela ivi previsti ed adeguandone le previsioni al mutato contesto storico e sociale.

Il diritto delle persone transessuali a compiere il proprio percorso di transizione, ottenendone il pieno riconoscimento giuridico, deve essere garantito con un intervento sulla legge n. 164/82, che adegui il suo contenuto alle più recenti evoluzioni della giurisprudenza costituzionale e di legittimità, chiarendo una volta per tutte che l’intervento chirurgico sui caratteri sessuali primari non è condizione necessaria per ottenere la rettificazione di attribuzione di genere (come è avvenuto già in Danimarca, Finlandia e Svezia, in Irlanda, Inghilterra e Olanda, in Portogallo, in alcune Regioni della Spagna e a Malta).

Restiamo fermamente convinti che il trattamento giuridico delle transizioni, così come l’approccio culturale alla condizione delle persone transessuali, debba uscire decisamente dal recinto della medicalizzazione, per riconoscere invece la portata decisiva dei percorsi di autodeterminazione personale e sociale dei soggetti coinvolti (sull’esempio virtuoso di Malta).

Allo stesso modo, deve essere affrontata la condizione delle persone intersessuali, assicurando – con gli opportuni interventi normativi – da un lato un adeguato controllo volto ad arginare la prassi di sottoporre i minori intersessuali, fin dalla più tenera età, ad interventi chirurgici volti ad omologarli ad uno dei due sessi (pratiche già contrastate, ad esempio, a Malta) e, dall’altro, la possibilità di attribuire alle persone intersessuali, alla nascita, un genere neutro, così come avviene in Germania, lasciando al libero sviluppo della personalità il percorso di identificazione di genere.

Perché tutto questo avvenga servono anche adeguati strumenti istituzionali.

La delega alle pari opportunità, affidata negli ultimi anni a sottosegretari o a ministri già con altre deleghe, deve tornare ad essere affidata ad uno specifico Ministero per i diritti e le pari opportunità, com’era fino a qualche anno fa.

La strategia nazionale LGBTI affidata all’UNARva sostenuta e rafforzata, superando le resistenze ideologiche alla sua realizzazione. Nell’attesa che, speriamo al più presto, anche il nostro paese si doti di quella autorità nazionale indipendente per i diritti umanisulla cui istituzione l’Italia ha assunto in più occasioni precisi impegni Internazionali.

Il Partito democratico è nato per fare un’Italia nuova.

Va sancito un patto di cittadinanza fondato sull’eliminazione di ogni violazione della dignità umana e sulla rimozione delle cause che ne bloccano lo sviluppo.

In nome di questo impegno, gli obiettivi che qui indichiamo trovano nel Pd il luogo politico naturale in cui lavorare per il loro conseguimento.

Abbiamo deciso di sostenere Andrea Orlando come segretario del Partito Democratico perché vediamo in questa candidatura la possibilità di ridare slancio al progetto democratico attraverso un’azione autenticamente riformatrice anche sul tema del pieno accesso ai diritti di cittadinanza.

Ad Andrea consegniamo questo nostro impegno chiedendogli di essere lui a guidare il percorso verso un’Italia autenticamente democratica, pienamente inclusiva, convintamente europea.

Primi firmatari: Monica Cirinnà, Sergio Lo Giudice, Daniele Viotti, Michele Albiani, Claudio Capocchi, Dario Davanzo, Francesco Dell’Acqua, Chiara Foglietta, Roberta Li Calzi, Matteo Menicocci, Riccardo Olivero, Gianluigi Piras, Federico Quadrelli, Eddy Sanfilippo, Angelo Schillaci

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