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La relazione con i non iscritti al PD e, più in generale, l’apertura alle forze e alle risorse esterne all’organizzazione del partito hanno uno strumento importante nei forum tematici. Rilanciare i forum significa rendere possibili due azioni: coinvolgere nella maniera più ampia gli attori sociali che hanno contributi da dare e competenze da condividere e, insieme, costruire la più efficace modalità di relazione fra i forum e gli organismi decisionali del partito. I due punti si reggono assieme, anzi, a noi sta garantire il secondo punto per permettere che il primo accada.

Solo trasformando i forum in luoghi in cui abbia senso partecipare potremo attrarre lì le migliori energie ed utilizzarle per costruire le migliori politiche. Ma per questo è necessario che i risultati della riflessione e dello scambio che lì si creano possano avere uno sbocco concreto nelle sedi decisionali, la direzione e l’esecutivo, affinché le proposte dei forum possano contribuire concretamente alla definizione della linea politica e dei programmi amministrativi. È importante che i coordinatori del forum siano scelti e votati dagli aderenti ai forum stessi, e che non coincidano con chi ha incarichi esecutivi, in modo da definire l’identità dei forum come altra rispetto agli organi dirigenti. I forum vanno intesi come organi consultivi, di proposta, fabbriche immateriali del sapere collettivo del partito. Ma come ogni operaio, i componenti del forum devono sapere cosa avviene del prodotto del loro lavoro, quale sarà il suo sbocco reale, pena quella sensazione di alienazione e di alterità che tanti, troppi, hanno provato prima di abbandonarci. Per questo è importante che le proposte dei Forum abbiano un destinatario – in linea di principio la direzione del partito – e una risposta, quale che sia.

Allo stesso tempo va strutturata un’attività di formazione aperta non solo ai quadri e ai giovani amministratori, a ma chiunque voglia rivolgersi a noi per costruire una maggiore consapevolezza politica. Aprirci all’esterno, sfruttando al meglio le nuove tecnologie della comunicazione e presentandoci come uno spazio aperto, attraversabile anche solo per un periodo o su un singolo tema. Abbiamo indugiato troppo nella contrapposizione fra la logica della sezione e la logica del gazebo. Il nostro principale gazebo, inteso come luogo pubblico, visibile, a cui accostarsi facilmente deve essere un circolo organizzato e dotato degli strumenti adatti a cogliere disponibilità e rispondere alle domande che ci si rivolgono.

Un partito che riesce in modo concreto ad aprire la sua quotidianità a forze esterne, siano gli abitanti della zona o l’associazione ospite, può specchiarsi meglio nella complessità del sociale se è abituato all’effettivo esercizio del pluralismo interno. A partire da una consapevolezza: la rigidità delle logiche correntizie ne fa le peggiori nemiche del pluralismo. Perché costringe i singoli a stare in truppa, agevola la logica della fedeltà al capo, produce dinamiche di cooptazione basate sul posizionamento e non sul merito. Ma sconfiggere il correntismo significa anche mettere in campo, da parte di chi è in maggioranza, adeguate garanzie che, anche all’interno del partito, merito e competenze verranno valorizzate più della casacca che si ha indosso.

Sergio Lo Giudice

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