Il mio intervento in Senato in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia.

Gentili colleghe, gentili colleghi, gentile Presidente,
Il 17 maggio si celebra in gran parte del mondo la Giornata internazionale contro l’omofobia.

In gran parte, dicevo, non certo in tutto, dato che in 70 Stati l’omosessualità é ancora considerata reato e punita con sanzioni che in alcuni paesi arrivano alla pena capitale.

La Risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 18 gennaio 2006 con un’ampia maggioranza formata da sinistre, liberali e popolari ha definito l’omofobia, come “una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt)”, e l’ha dichiarata “assimilabile a razzismo, xenofobia, antisemitismo, sessismo”.

Lo stesso Parlamento Europeo, con la Risoluzione sull’omofobia in Europa del 26 aprile 2007, ha indetto il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l’omofobia, dando così una veste istituzionale a quella ricorrenza.

Secondo il report annuale sull’omofobia in Italia appena pubblicato da Arcigay ci sono stati nel 2012 sette omicidi a seguito di aggressioni omofobiche o transfobiche e numerosi atti di violenza verbale e fisica.
Si tratta della punta dell’iceberg di un fenomeno diffuso e pervasivo di discriminazione sui luoghi di lavoro, violenza psicologica, atteggiamenti di disprezzo, isolamento sociale, ricatti, estorsioni. Un fenomeno che appare ancor più drammatico in quanto coinvolge spesso ragazze e ragazzi giovanissimi e per questo sprovvisti degli strumenti culturali e , purtroppo, del necessario sostegno sociale e familiare per affrontare uno stigma sociale ingiusto e violento.
I media hanno dato ampio spazio alla vicenda tragica del “ragazzo coi pantaloni rosa”, il quindicenne romano preso in giro dai compagni per il suo modo di vestire che un pomeriggio del novembre scorso ha scelto di impiccarsi, stanco di subire insulti e di essere considerato inadeguato.
Per fortuna, hanno invece deciso di agire denunciando gli episodi di omofobia altri adolescenti oggetti di atti di vessazione e bullismo: il sedicenne di Arezzo pestato da un coetaneo, i ragazzi del Liceo Vivona di Roma, insultati e derisi sui social network per avere realizzato un video contro il bullismo , o il diciassettenne del Liceo Scotti/Einstein di Ischia insultato sui muri della scuola dove aveva osato candidarsi a rappresentante d’Istituto, nello stesso Liceo in cui qualche anno fa un altro ragazzo si era impiccato perché messo al l’indice dai compagni. O ancora lo studente vicentino di sedici anni, oggetto di ogni vessazione da parte da un gruppo di cinque compagni di scuola, o il quattordicenne insultato a Gorizia dai coetanei perché considerato troppo poco macho.

Nel nostro paese, a differenza che nel resto d’Europa, manca ad oggi una legge contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Facciamo in modo che questo Parlamento possa superare questa anacronistica distanza fra il nostro paese e l’Europa dei diritti.

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