“Ho presentato, insieme ad altri 23senatrici e senatori, un’interrogazione al Presidente del Consiglio, anche nella sua veste di responsabile delle Pari Opportunità, e al Ministro dell’Istruzione in merito alla incredibile vicenda dell’ordine del giorno omofobo approvato a Verona”. Lo dichiara Sergio Lo Giudice, senatore PD, primo firmatario dell’interrogazione insieme ai senatori Amati, Capacchione ,Casson, Chiti, Cirinnà, D’Adda, Della Zuanna, Di Giorgi, Elena Ferrara, Giacobbe, Guerra, Lai, Lo Moro, Manconi, Mastrangeli, Mattesini, Morgoni, Pegorer, Pezzopane, Puppato, Ricchiuti, Simeoni, Spilabotte e Zanoni.

“Il consiglio comunale scaligero nei giorni scorsi ha deliberato di monitorare i progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole cittadine per impedire interventi di contrasto all’omofobia. Nel provvedimento si istituisce un punto di raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi, prevedendo una relazione periodica alla Commissione consiliare competente. Tutto ciò è inaccettabile: così si esercita un controllo improprio di un organo politico sulla didattica delle scuole del territorio, si lede la libertà di insegnamento tutelata dalla Costituzione, si introducono elementi di intimidazione nei confronti di scuole e docenti. Inoltre si attaccano frontalmente gli obiettivi che il Governo si è dato con la “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

“Minacciare liste di proscrizione degli insegnanti considerati non in linea con i principi definiti della maggioranza consiliare del Comune, radicalizzare lo scontro sui temi dell’uguaglianza e dei diritti, rendere la scuola un luogo meno inclusivo nei confronti di una categoria di cittadini e delle loro famiglie è quanto di più aberrante possa accadere, soprattutto perché lo si fa per ragioni di propaganda ideologica, strumentalizzando di fatto gli studenti. Questo avviene un contesto difficile come Verona dove soltanto qualche settimane fa un ragazzo, Andrea, è stato vittima di un attacco di stampo omofobo da parte di un gruppo di coetanei. Auspichiamo che il Governo intervenga sulla vicenda con decisione e che il Comune di Verona si occupi finalmente dei casi di violenza omofoba che attanagliano il suo territorio”.

Roma, giovedì 7 agosto ’14
Sen. Sergio Lo Giudice

Interrogazione a risposta scritta
Al Presidente del Consiglio dei Ministri che esercita la delega alle Pari Opportunità,
Al Ministro dell’Istruzione
, dell’Università e della Ricerca scientifica
Premesso che:
il Consiglio comunale di Verona ha recentemente approvato un ordine del giorno (odg n.426 del 9 aprile 2014) per monitorare i progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole cittadine di competenza comunale;
nel testo dell’atto si sostiene “il diritto della famiglia a non essere contraddetta o danneggiata, nel suo compito educativo, dall’azione suggestiva ed erosiva dei mezzi di comunicazione, come pure dagli organismi scolastici e istituzionali, che ne violino apertamente le convinzioni morali e religiose, con particolare riferimento all’educazione sessuale”;
l’ordine del giorno paventa come la “famiglia naturale” stia subendo “un’aggressione culturale senza precedenti, che vorrebbe equipararla alle unioni di persone dello stesso sesso” , aggressione che arriverebbe a “minacciare i giornalisti”, a “condizionare gli insegnanti nel loro ruolo educativo, a indottrinare i bambini con spettacoli e opuscoli tendenziosi, a impedire lo svolgimento di convegni sui temi familiari, a proporre la galera per chi dichiara di preferire l’unione tra un uomo e una donna e, in prospettiva, ad insegnare giochi erotici ai bambini per rimuovere ogni loro futura avversità ai rapporti sessuali di ogni tipo”;
la Strategia 2013-2015 contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere ( Strategia LGBT) attivata dal Dipartimento Pari Opportunita della Presidenza del Consiglio dei Ministri é presentata come “in palese contrasto con diversi articoli della Costituzione” in quanto contraria alla libertà religiosa, alla libertà di espressione, al diritto dei genitori di educare i propri figli secondo i loro principi morali e religiosi, alla libertà di insegnamento;
sulla base di questi presupposti il Consiglio comunale di Verona ha invitato il Sindaco e la Giunta a vigilare sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità attivati nelle scuole di competenza comunale, ad istituire un punto di raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi, a prevedere una relazione periodica alla Commissione consiliare competente;
Considerato che
le misure adottate dal Consiglio comunale di Verona possono avere come conseguenza quella di circoscrivere indebitamente la libertà di insegnamento, tutelata dall’art. 33 della Costituzione, del singolo docente che nella definizione dei percorsi educativi si trovi a trattare questioni inerenti all’affettività e alla sessualità, alle relazioni familiari, al superamento degli stereotipi e del pregiudizio, del contrasto alle discriminazioni;
la prevista valutazione periodica da parte di una commissione consiliare dei comportamenti e delle azioni formative degli insegnanti delle scuole comunali segnalati al punto di raccolta prefigurano un serrato controllo politico sull’attività docente;
la libertà di insegnamento è tutelata dalla Carta Costituzionale come garanzia fondamentale del sistema pubblico dell’istruzione;
l’art.1, comma 2 del Regolamento dell’autonomia scolastica stabilisce che “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana”;
Considerato inoltre che
un recentissimo studio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) su un campione di 93.000 persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) maggiorenni dei paesi dell’Unione Europea in materia di discriminazioni, maltrattamenti e vessazioni motivate sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, assegna al nostro paese la maglia nera dell’omofobia fra i paesi membri dell’Unione Europea.;
in particolare, i politici italiani vengono percepiti come i più omofobi d’Europa: il 91% degli intervistati ritiene che i nostri rappresentanti usino diffusamente un linguaggio discriminatorio, un dato fortemente al di sopra della media UE (44%); per il 96% dei partecipanti alla ricerca dell’UE i cittadini italiani fanno abitualmente battute offensive sui gay, l’80% pensa che gli italiani siano propensi a commettere gesti di odio e di avversione verso il mondo LGBT, mentre il 69% degli intervistati ritiene che in Italia possano verificarsi aggressioni e pestaggi ai danni dei gay, contro il 31% del Regno Unito, il 26% della Germania e il 23% della Spagna;
pochi giorni dopo l’approvazione dell’ordine del giorno sopra citato, un giovane di 19 anni, Andrea Morando, è stato vittima di un’aggressione di stampo omofobo in un locale di Bussolengo, alle porte di Verona, dove si trovava per un concerto insieme al suo gruppo musicale: al termine della performance, uscito dal locale, è stato aggredito da un gruppo di dieci ragazzi che, dopo averlo insultato, lo ha preso a calci e pugni mandandolo in ospedale con una prognosi di quindici giorni;gli studi internazionali in materia di contrasto ad ogni forma di discriminazione evidenziano come il periodo dell’adolescenza sia caratterizzato da forme di violenza e intolleranza specifiche, che spesso sfociano in fenomeni di esclusione sociale e di bullismo;
fenomeni di bullismo a carattere omofobico, come mostrano anche ricerche specifiche realizzate negli ultimi anni in Italia con il contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e della Commissione europea, sono diffusi nelle scuole italiane ed hanno una forte incidenza non soltanto sul rendimento scolastico degli studenti vittima di tali vessazioni ma soprattutto sulla loro crescita e serenità psicologica ed emotiva;
secondo quanto dichiarato nell’ottobre 2013 dal Garante nazionale per l’Infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora in Commissione Diritti Umani del senato l’omosessualità è, insieme alla xenofobia, il principale motivo di bullismo e cyberbullismo;
il 31 marzo 2010 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha varato la raccomandazione CM/Rec(2010)5 agli Stati membri sulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere;
la raccomandazione contiene una parte relativa all’istruzione, che recita, al punto 31: «Tenendo nel debito conto l’interesse superiore del fanciullo, gli Stati membri dovrebbero adottare le misure legislative o di altro tipo appropriate, destinate al personale insegnante e agli allievi, al fine di garantire l’effettivo godimento del diritto all’istruzione, senza discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere; ciò comprende in particolare il rispetto del diritto dei bambini e dei giovani all’educazione in un ambiente scolastico sicuro, al riparo dalla violenza, dalle angherie, dall’esclusione sociale o da altre forme di trattamenti discriminatori e degradanti legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere», e, al punto 32: «Tenendo nel debito conto l’interesse superiore del fanciullo, dovrebbero a tale scopo essere adottate misure appropriate a ogni livello per promuovere la tolleranza e il mutuo rispetto a scuola, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Tali misure dovrebbero comprendere la comunicazione di informazioni oggettive sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, per esempio nei programmi scolastici e nel materiale didattico, nonché la fornitura agli alunni e agli studenti delle informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere. Gli Stati membri potrebbero inoltre predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza e la sicurezza e garantire l’accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere la discriminazione»;
a seguito di tale raccomandazione, il Consiglio d’Europa ha varato il programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”;
la direttiva generale per l’azione amministrativa e la gestione del dipartimento per le pari opportunità – anno 2013, firmata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità il 16 aprile 2013 ha previsto l’assegnazione dell’obiettivo operativo “Programma di prevenzione e contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e promozione dell’inclusione sociale delle persone LGBT” all’UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ai sensi dell’art. 29 della legge comunitaria 1° marzo 2002, n. 39, istituito presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri;
di tale programma fa parte la “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, detta anche strategia LGBT, approvata formalmente con decreto del Ministero del lavoro con delega alle Pari Opportunità del 16 aprile 2013, che individua nell'”Educazione e istruzione” uno dei tre assi portanti delle azioni da mettere in campo;
dal 2009, nel mese di ottobre, in molte scuole italiane si tiene, per iniziativa del MIUR e del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri la “Settimana contro la violenza”, una serie di interventi di sensibilizzazione al contrasto alle discriminazioni;
Si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga di rispondere alle accuse di violazione dei principi costituzionali avanzata dal Comune di Verona alla “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” approvata formalmente con decreto del Ministero del Lavoro con delega alle pari opportunità il 16 aprile 2013;
se il Governo non ritenga che l’attivazione di un punto di denuncia dell’attività di insegnanti considerati non in linea con i principi definiti della maggioranza consiliare del Comune di Verona non rischi di produrre non solo una limitazione del principio costituzionale della libertà di insegnamento e una condizione di assenza della serenità necessaria a svolgere la funzion docente, ma anche e soprattutto una violazione della possibilità delle scuole di definire il proprio progetto educativo, pur nel pieno coinvolgimento degli organismi di partecipazione delle famiglie previsti dalla legge, e il diritto degli alunni ad avere un’istruzione libera da condizionamenti provenienti da organi politici;
se il Presidente del Consiglio non ritenga utile affidare le deleghe in materia di Pari Opportunità ad un esponente del Governo affinché si possa procedere ad un coordinamento e monitoraggio efficace delle politiche di promozione della parità e delle azioni di contrasto alle discriminazioni sul territorio nazionale e la necessaria funzione di raccordo con gli altri Ministeri.

LO GIUDICE, AMATI, CASSON, CAPACCHIONE, CHITI, CIRINNÀ, D’ADDA, DELLA ZUANNA, DI GIORGI, FERRARA Elena, GIACOBBE, GUERRA, LAI, LO MORO, MANCONI, MASTRANGELI, MATTESINI, MORGONI, PEGORER, PEZZOPANE, PUPPATO, RICCHIUTI, SIMEONI, SPILABOTTE, ZANONI

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