La figlia di Raúl promuove la diversità e difende i diritti dei gay

di Alessandra Coppola

 

Corriere della Sera 10 giugno 2006

Venti transessuali riunite in una stanza. Una parla di tecniche di depilazione, un’altra si lamenta di un fidanzato infedele, un’altra ancora racconta di una relazione clandestina con un uomo in divisa. Mariela sorride e annuisce: nel suo piccolo, è una vittoria.
37-cenesex.JPG Essere gay a Cuba e non doversi nascondere. Una battaglia che porta la firma di Castro. Nel senso però di Mariela Castro Espín, professione sessuologa, nipote di Fidel in quanto figlia di Raúl, che da quasi cinquant’anni guida le forze armate del Paese e che dalla malattia del fratello, la scorsa estate, è leader ad interim
del governo.
Una rivoluzionaria nell’isola della Rivoluzione. In un campo delicato come quello della libertà sessuale e del diritto alla diversità. L’inviato del New York Times è andato a trovarla nel suo Cenesex (Centro Nacional de Educación Sexual), e ha scoperto un’affascinante donna di 44 anni, moglie di un fotografo italiano e madre di tre figli, che pronuncia frasi del tipo: «La sessualità non ha solo una funzione riproduttiva; gli esseri umani sono molto più vari di quel che pensiamo; dobbiamo lavorare sulla scena politica e nell’educazione della società».
Castro che va contro Castro? Lei assicura di no. Lo zio líder máximo la ascolta attento, dice, e si sottopone ai suoi periodici breifing. Il papà, che in quanto militare è prevedibilmente più rigido (le forze armate cubane non riconoscono l’omosessualità), la appoggia «e sostiene i diritti individuali dei gay». «Mi ha anche detto di procedere lentamente — confessa Mariela al New York Times —, in modo da non costruire dei muri».
Lentamente, ma avanti. L’«inferno» di umiliazioni e torture di cui raccontava Reinaldo Arenas — poeta e scrittore cubano, perseguitato per l’omosessualità e le idee anti- castriste, recluso nel terribile El Morro tra il ’74 e il ’76 e quindi costretto all’esilio nel 1980 — adesso sembra lontano.
Lo spiega anche Sergio Lo Giudice, presidente onorario dell’Arcigay, che conosce personalmente Mariela e ha seguito l’evoluzione dei diritti degli omosessuali a Cuba. «Oggi nell’isola nessuna legge punisce i gay — precisa —, non ci sono discriminazioni penali». Ed è un primo importante passo. Resta, però, un contesto difficile: «Da una parte c’è una forte omofobia sociale, comune a molti Paesi latinoamericani, soprattutto nell’area caraibica; dall’altra, il regime non ammette l’istituzione di organizzazioni indipendenti, e questa è una forte limitazione alla formazione di una comunità gay».
Degli ostacoli è consapevole la stessa Mariela, sottolinea Lo Giudice: «Il suo è un lavoro importante, sta aprendo uno squarcio in una situazione di forte inerzia istituzionale e sociale. Il suo centro è un punto di riferimento per gay e lesbiche di tutta l’isola». Come luogo di aggregazione, ma anche come sponsor di campagne e iniziative che in molti casi sono diventate legge.
41-cenesex-anagrafe.JPGGià da anni, per esempio, mette in evidenza l’esponente di Arcigay, a Cuba è possibile il cambio dei dati anagrafici sulla carta d’identità anche per chi non si è sottoposto ad operazione chirurgica: «Una battaglia che in Italia non è ancora stata vinta».
La prossima frontiera saranno le cure ormonali e le operazioni per i transessuali garantite dal sistema sanitario nazionale. Mariela ci sta lavorando, già esiste un’équipe di medici e funzionari che ha approvato i trattamenti in 26 casi e presto ne valuterà altri 50. Nell’attesa, la dottoressa Castro continua con i suoi corsi di prevenzione dell’Aids, i consultori e l’assistenza psicologica, la rivista del Centro che pubblica ricerche di scienziati di tutto il mondo, la cura dell’elaborato sito del Cenesex ( www.cenesex.sld.cu ),
che spiega come «l’ignoranza sull’origine dell’omosessualità ha fomentato l’esistenza di miti e pregiudizi che favoriscono il rifiuto nei confronti di queste persone», e allega glossario per fare chiarezza sulla differenza tra «travesti» e «transexual». Per Cuba, quasi un’altra Revolución.

Mariela Castro

Sergio Lo Giudice, Riccardo Gottardi, Mariela Castro, Renato Sabbadini e Rafael Puron al Cenesex L’Avana – 2004

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