viarivani--180x14020.04.13 (Corriere di Bologna) BOLOGNA – Mentre il Pd continua a non trovare la quadra sul nome per il presidente della Repubblica dopo lo schiaffo a Romano Prodi, nel partito è cominciata la caccia ai «traditori». E sotto le Due Torri si difendono: «Tutti i parlamentari bolognesi del Partito Democratico sono stati fedeli a Prodi. Fra di noi non c’è stato nessun traditore». Lo afferma la deputata Donata Lenzi, «a nome degli eletti democratici bolognesi».

IL CASO DELLE FOTO DELLA SCHEDA – In questo clima di caccia ai franchi tiratori, ci sono deputati che, per difendersi, mostrano la foto della scheda votata a favore dell’ex premier. Ma la foto sarebbe un falso: «Adesso spuntano le foto delle schede votate con il nome di Romano Prodi. Ma la foto che gira è una sola, sempre la stessa, passata di cellulare in cellulare. Chi la presenta come prova della sua lealtà presenta il tangibile segno del proprio tradimento», scrive su Facebook la deputata bolognese del Pd Sandra Zampa, portavoce di Romano Prodi.

LO GIUDICE: «ORA TORNO A RODOTA’» – Assicura di aver votato Romano Prodi, venerdì pomeriggio, anche il deputato bolognese Sergio Lo Giudice, che nelle votazioni precedenti per il Quirinale e anche questa mattina – «nell’attesa che il Pd definisca una proposta» – ha scelto invece Stefano Rodotà, «non solo come segno di omaggio verso chi sarebbe il mio candidato ideale ma per ribadire che quella rimane ancora una possibilità aperta», dice. Lo Giudce spiega su Facebook: «So bene che dentro il Pd non tutti condividono le mie valutazioni e preferiscono per diverse ragioni profili diversi, per cui non mi faccio particolari illusioni che su Rodotà si possa effettivamente spostare la maggioranza del parlamento, ma spero che tutti riflettano una volta di più su questa opportunità che, se realizzata, potrebbe forse dare il via a quel governo del cambiamento che abbiamo perseguito nelle scorse settimane. Il nome di Prodi – scrive tra l’altro Lo Giudice – poteva non soddisfare pienamente tutti per diversi motivi, ma avrebbe rappresentato per l’Italia una guida autorevole e riconosciuta. Un profilo in grado di relazionarsi da pari con qualunque autorità internazionale e di parlare al paese incarnandone i principi migliori». La bocciatura nel segreto dell’urna «è un fatto del tutto diverso e di una gravità straordinaria».

Redazione online

Fonte
Corriere di Bologna

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