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Delbono ce l’ha fatta, e con lui ha vinto Bologna. Lo scenario paraberlusconiano proposto da Cazzola – quello di un imprenditore di qualche successo e tante ombre che porta al governo della città il suo comitato d’affari – non funziona qui da noi.

Ma Bologna ha detto no anche al bis di Guazzaloca, cioè alla riproposizione di una città immobile, sdraiata fra le sue mura a guardarsi l’ombelico (di venere?). Dai tortellini Bologna può metaforicamente ripartire, ma con volo intercontinentale – cioè puntando a promuovere all’estero la città a partire dalle sue attrazioni gastronomiche ed architettoniche – e non con la circolare 32, quella che gira in tondo per i viali.

Fra qualche giorno sarà definita la nuova giunta e anche il consiglio sarà pronto per dare il via a questa nuova fase. Saranno cinque anni importanti, perché l’azione di pianificazione del mandato scorso potrà dare risultati visibili, sul piano delle trasformazioni del territorio come nella riorganizzazione del welfare cittadino. Inoltre il consiglio comunale avrà di fronte alcuni compiti importanti di ridefinizione dell’architettura della partecipazione: la riforma dei quartieri e il nuovo regolamento sulle consulte delle associazioni. Partecipazione, cura del territorio, nuovo welfare, diritti di cittadinanza: ripartiamo da qui per mostrare al Paese che esiste un’alternativa all’Italia malata di questi anni.

Sergio Lo Giudice

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