miss-ketty.jpgNel 1564 era stato un papa, Pio IV, ad ordinare a Daniele da Volterra di mettere le braghe ai nudi disegnati dall’impudico Michelangelo, genio e omosessuale, negli affreschi della Cappella Sistina. Oggi è toccato a papa Ratzinger essere imbraghettato, non nelle pudenda ma nello sguardo ammiccante dell’opera “Miss Ketty”, che avrebbe dovuta essere esposta nella mostra di Milano “Arte ed omosessualità”.

miss-ketty2.jpgL’ineffabile Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura e curatore della mostra, sotto le pressioni di Lady Moratti prima ha reso irriconoscibile papa Ratzy, poi ha deciso di acquistare lui stesso l’opera e di toglierla dalla circolazione.

Qualche settimana fa era toccato ai Dieci Comandamenti proposti da Arcilesbica nella mostra bolognese “Recombinant Women” , che si era trovata di colpo senza patrocini e senza sala. Poi, sempre a Milano, alle opere di Andrès Serrano. Intanto continuano le polemiche sull’opera che Damien Hirst dovrebbe esporre alla Biennale di Venezia: trenta simboli cristiani rivisti attraverso altrettante pillole medicinali. Ai tempi di Caravaggio fare riferimento a simboli religiosi era quasi obbligatorio, costringendo così gli artisti più liberi a nascondere dietro allegorie più o meno ortodosse la loro libera espressione artistica. Oggi all’arte si chiede di stare alla larga dalla simbologia religiosa. Ma se le religioni rivendicano la loro agibilità nello spazio pubblico, allora non si può negare all’arte di interpretare, ed eventualmente capovolgere o criticare, il fatto religioso.

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