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Oggi è stato presentato alla stampa il Bologna Pride 2008, di cui è on line un delizioso resoconto fotografico di Bruno Pompa su http://www.yousendit.com/transfer.php?action=batch_download&batch_id=UWdrZHlrdGptMExIRGc9PQ

Qualche anticipazione stampa aveva già scatenato un po’ di polemiche sui giornali di oggi, per cui l’atmosfera era un po’ frizzantina. Vedi:
e-polemica-lunita-260308.pdf

e-scontro-il-bologna-26308.pdf

merighi-il-pd-col-gay-pride-il-domani-260308.pdf

forza-nuova-no-al-gay-pride-260308.pdf

Stamattina un mio articolo era apparso sul Domani di Bologna (lo riporto sotto) e uno, più rivolto al Pd, sulle pagine nazionali de l’Unità bologna-il-pd-e-il-gay-pride-lo-giudice-su-lunita-26308.pdf

Comunque la conferenza stampa è stata molto partecipata. C’erano tutte le testate e anche l’Assessora alle differenze Milli Virgilio.

Ecco alcune agenzie: agenzie-pride-26308.doc

Nel pomeriggio, in Consiglio comunale, Forza Italia ha presentato un ordine del giorno delirante per impegnare “il Sindaco e la Giunta ad esprimere, nelle sedi competenti, la propria contrarietà alla manifestazione Gay Pride nella forma itinerante”. Roba da Riyad, altro che popolo della libertà. L’Odg è stato bocciato al volo senza discussione. D’altra parte Cofferati aveva già assunto una posizione ben diversa, firmando un appello di ILGA-Europe per la libertà di svolgere i Pride nelle città d’Europa :

 

http://www.ilga-europe.org/europe/campaigns_projects/freedom_of_assembly_and_expression

 

Il Domani di Bologna , 26 marzo 2008

Bologna Pride: una bella festa, tutta politica.

Sergio Lo Giudice

La presentazione del Bologna Pride 2008, prevista per oggi, è stata preceduta dalle solite trite polemiche. Sono stati evocati a sproposito degrado, vetrine in frantumi, la paralisi della città. Tutto secondo copione. Se c’è una cosa che oggi dà identità alla destra italiana è l’avversione per il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali. Chi si ricorda delle celebre battuta di Storace (“Dica qualcosa di destra”. “A froci!”) può trovarvi un’eco in una recente intervista alla leader dell’Ugl Renata Polverini, la faccia pulita di An, che alla stessa domanda ha risposto: “ Sono contro le coppie di fatto”.

Come sarà il Pride nazionale di Bologna? Di sicuro ci saranno decine di migliaia di persone, donne e uomini, anziani e bambini, in una grande festa per i diritti civili, allegra e colorata ma piena di dignità e contenuti, a partire dalla parola d’ordine: uguale dignità, uguali diritti. Il resto dipenderà dall’alchimia che si creerà con la città.

Ogni Pride (non più Gay, ma Lgbt, che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transgender) è diverso dall’altro. Sono stato a Madrid nel 2005, fra quel milione di persone che sfilava felice dopo l’estensione del matrimonio a lesbiche e gay: per la prima volta non dominava il rivendicazionismo ma la gioia per l’obiettivo raggiunto. A Mosca nel 2006 ero insieme a un paio di centinaia di attivisti europei dispersi dalla polizia e dalle cariche dei nazionalisti e degli integralisti ortodossi. Lo scorso anno, di fronte ai divieti a svolgere il Pride in diverse città dell’Est Europa alcuni sindaci europei (fra cui quelli di Parigi, Bertrand Delanoë, e Londra, Ken Livingstone, accanto a quello di Bologna Sergio Cofferati) hanno preso carta e penna per invitare i loro colleghi a garantire alle persone lgbt la libertà di manifestare.

Anche in Italia, il paese delle cento città in cui è tradizione svolgere il Pride nazionale in una piazza diversa, ogni manifestazione ha avuto la sua identità in relazione con la città ospitante. A Roma nel’94 scese in strada il sindaco Francesco Rutelli. Nel 2000, l’anno del World Pride fortemente osteggiato dal Vaticano perché in concomitanza con il Giubileo, all’avvio c’era Walter Veltroni, segretario dei Ds. A Napoli nel ’96 sul palco salirono Antonio Bassolino e Mario Merola, in una festa strapaesana e ipereuropea allo stesso tempo. Anche a Bari nel 2003 il Pride fu una festa di popolo: cinquantamila persone fra manifestanti e famiglie baresi plaudenti. Aveva visto giusto Raffaele Fitto, governatore della Puglia di Forza Italia, a concedere il patrocinio della Regione sfidando i veti di An. Ad ogni modo, meno di due anni dopo sarebbe stato sostituito da Nichi Vendola, uno dei fondatori di Arcigay. A Catania, nel Pride siciliano, ogni anno Forza Nuova cerca di interrompere con violenza la manifestazione. Lo annunciò anche a Padova nel 2002, provocando la mobilitazione dei disobbedienti di Luca Casarini che però comprese che lo spirito del Pride era un altro e sciolse le truppe. I neofascisti furono confinati in periferia e tutti sfilarono felici e contenti. A Torino nel 2005 in prima fila c’erano due ministri, Barbara Pollastrini e Paolo Ferrero, accanto ai presidenti del Piemonte Mercedes Bresso e della Puglia Nichi Vendola. Meno “istituzionale” e più arrabbiata col governo Prodi la manifestazione dello scorso anno, in piazza San Giovanni a Roma: trecentomila partecipanti, più degli effettivi al Family day, secondo i dati forniti quel giorno dalla questura.

Per Bologna non è la prima volta. Nel 1995 diecimila persone sfilarono dal Cassero di Porta Saragozza a Piazza Nettuno, un record storico per una manifestazione che in Italia stava muovendo i primi passi, anche se nelle capitali europee già vedeva raduni a sei cifre e a New York aveva raggiunto il milione di presenze. Fu una sfilata festosa, accompagnata dalla simpatia delle famiglie bolognesi scese in piazza a vedere cos’altro avevano combinato gli abitanti del Cassero a cui, tutto sommato, avevano imparato a volere bene. Sul palco il sindaco Walter Vitali a fianco del suo predecessore Renzo Imbeni, a simboleggiare la vicinanza della città a una sua parte che l’aveva costretta a ripensare il tema dell’uguaglianza e a coniugarlo anche con i diritti civili e le libertà individuali.

Quest’anno il movimento lgbt torna a Bologna, caput gay, al culmine di una crisi di relazione con i partiti del centrosinistra, considerati responsabili di avere tradito le aspettative sui Pacs e di non essere riusciti ad approvare una legge antiomofobia per i veti di quei pochi cattolici poco democratici che hanno tenuto in scacco l’Unione sui diritti civili oltre che sui temi etici. Lo farà dopo elezioni politiche in cui, pur in modo critico, le associazioni gay, lesbiche e trans si preparano ad appoggiare i candidati amici nel centrosinistra considerando una iattura la vittoria di una destra sempre più omofoba ed integralista.

Comunque vadano le elezioni, una cosa è certa: il Pride sarà una bella festa, ma sarà anche la prima grande manifestazione politica del dopo elezioni in nome di un principio democratico elementare ma a tutt’oggi negato come l’uguaglianza di fronte alla legge.

 

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