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Alla fine il primo passo è stato fatto. Ieri sera il Consiglio comunale ha approvato l’atto di indirizzo sul registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) proposto dal PD e sostenuto dall’intera maggioranza. A favore della proposta si è schierata anche la Lista Grillo e due consiglieri su cinque della Lista Guazzaloca (compreso il capogruppo Caracciolo). Il resto dell’opposizione ha preferito uscire dall’aula in segno di protesta, consentendo il voto unanime dei 22 consiglieri presenti. Anche il Sindaco Flavio Delbono, assente per un altro impegno istituzionale, ha dichiarato la sua soddisfazione per il voto. Si conclude così la prima tappa che porterà il Comune di Bologna ad avere il suo registro dei testamenti biologici.

È stato un percorso articolato e ricco che ha permesso di sviscerare tutti gli aspetti, da quelli più politici a quelli giuridico amministrativi. Eravamo partiti un anno fa mentre infuriava la discussione sul caso Englaro e, in particolare, su quanto potessero essere considerate certe le volontà di Eluana, affidate non alla carta ma al padre Beppino. Avevamo chiesto, dai banchi del Consiglio comunale, che ci si dotasse di un registro locale che desse la possibilità di raccogliere in un luogo certo e pubblico le proprie volontà. La Provincia di Bologna, e in particolare l’Assessore alla Sanità Giuliano Barigazzi, aveva raccolto quella richiesta e affidato ad un gruppo di lavoro uno studio di fattibilità sul Registro del Testamenti Biologici. Il gruppo (di cui hanno fatto parte fra gli altri il Preside di Giurisprudenza Stefano Canestrari e un amministrativista di calibro come il prof. Luigi Balestra) ha individuato nei Comuni il luogo più idoneo a tenere i registri. Così, in ottobre, siamo partiti con la proposta approvata ieri dopo un percorso di udienze conoscitive.

Ora starà allo Staff del Consiglio Comunale predisporre una delibera che tenga conto anche dell’importante processo di partecipazione messo in piedi dalla Rete Laica, il coordinamento di associazioni bolognesi che in poche settimane ha raccolto 3000 firme su una proposta di delibera di iniziativa popolare per l’istituzione del registro.

L’Avvenire, il quotidiano dei vescovi che ha seguito con particolare attenzione (non con altrettanta simpatia) questo percorso, ancora oggi dedica al voto di Bologna una pagina in nazionale (vedi rassegna stampa sotto) e insiste a presentarla come un’inutile battaglietta laicista. Al contrario, uno dei risultati più interessanti di queste settimane è stata una discussione franca e di merito fra consiglieri credenti e non credenti, che ha portato ad un dibattito approfondito e ad una condivisione non superficiale della proposta. A Bologna, con buona grazia di lor signori, il PD c’è.

Sergio Lo Giudice

ALLEGATI

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http://bologna.repubblica.it/dettaglio/passa-il-biotestamento-ma-lopposizione-lascia-laula/1786963

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