I fatti del Liceo Giulio Cesare di Roma sono un brutto segno dei tempi: un attacco alla libertà di pensiero, alla libertà di insegnamento, alla libera azione delle scuole (finora poche) che vogliano promuovere la costruzione di un ambiente educativo accogliente ed inclusivo davvero per tutte e tutti. Due associazioni fondamentaliste, Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus, hanno presentato un esposto in procura denunciando per “divulgazione di materiale osceno” alcuni docenti dell’istituto.

La loro colpa: avere inserito in una lista di libri da leggere e commentare con i loro studenti “Sei come sei”, il delicato romanzo di Melania Mazzucco, una delle migliori scrittrici italiane della sua generazione, che racconta la storia di una famiglia omogenitoriale dal punto di vista di Eva, una adolescente figlia di una coppia gay. Una storia che parla di discriminazioni, di violenze psicologiche fra coetanei, della difficoltà di superare gli stereotipi.

Quel libro contiene, per dieci righe su duecento pagine, una scena di sesso, non gratuita ma inserita in una racconto bello e delicato, come nei romanzi di Moravia, come nella Storia di Elsa Morante, come in tante opere di Pasolini, di Saffo e Catullo. Autori che hanno piena legittimità nelle nostre scuole, la cui descrizione letteraria del sesso rappresenta un contrappunto artistico ed etico al bombardamento di volgarità sessuali a cui ogni adolescente è sottoposto tutti i giorni dai mezzi di comunicazione. Come un contrappunto che dà conto del fronte integralista all’opera nel nostro paese contro la dignità sociale delle persone omosessuali, i giovani fascisti di Forza Nuova hanno esposto davanti al Giulio Cesare due squallidi striscioni omofobi inneggianti ai “maschi selvatici”, alla faccia dei principi della Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere che l’Italia ha salutato come un’azione di contrasto al maschilismo violento di cui soffre la nostra cultura.

Come da copione, si è riaperta la polemica contro l’UNAR, l’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

All’UNAR nel 2013 il governo, in applicazione del programma del Consiglio d’Europa “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, ha affidato la realizzazione della “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, detta anche Strategia LGBT. Abbiamo ascoltato con piacere la presa di posizione della Giunta comunale di Roma e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che hanno respinto in modo netto il tentativo di censurare un libro solo perché affronta senza pregiudizi una storia di genitorialità omosessuale.

Nessuna voce è arrivata dal Ministero dell’Istruzione, da cui ci si aspetterebbe una parola in difesa di quei docenti che operano per una scuola che rappresenti davvero un ambiente inclusivo e che vogliono fornire ai loro studenti gli strumenti per conoscere la realtà oltre gli stereotipi dei “maschi selvatici” e delle “checche isteriche” che campeggiavano sugli striscioni di Forza Nuova, prodotto di una sottocultura nazionale ancora difficile da sradicare.

Più di un mese fa, io ed altri trentadue senatrici e senatori PD, più uno del gruppo misto, abbiamo presentato un’interpellanza urgente al governo, ad oggi ancora senza risposta. Vi si chiedeva quali fossero le intenzioni del MIUR in merito al rispetto degli impegni assunti di fronte all’Europa nell’attivazione di misure nelle scuole contro la discriminazione verso le persone lgbt. Da allora, silenzio. Nessuna data è stata fissata per i corsi di formazione per dirigenti del ministero, annunciati e poi annullati, né una parola per tutelare l’UNAR dagli attacchi dei detrattori di una politica europea di promozione dell’uguaglianza e della pari dignità delle persone lgbt. Ma il silenzio delle istituzioni non è mai tale in una comunità, c’è sempre qualcuno pronto a riempirlo con i suoi contenuti, magari fragorosi e violenti come in questo caso.

È responsabilità di tutti fare in modo che questo non accada. Le scuole non diventino il luogo di uno scontro ideologico che non ha nulla a che fare con l’educazione dei nostri ragazzi e molto a che fare con un tentativo di compressione del libero insegnamento garantito dalla Costituzione e del diritto degli studenti ad una cultura libera da censure animate da furori ideologici o confessionali.

Articolo pubblicato sull’Huffington Post

css.php