IMMIGRAZIONE: LO GIUDICE (PD), INTERROGAZIONE SU CHIUSURA CIE BOLOGNA
(AGENPARL) – Roma, 13 giu – “Il governo valuti la chiusura de CIE di Bologna e il superamento dei Centri di Identificazi one e di Espulsione, dove vengono violati diritti fondamental i”. Lo dichiara Sergio Lo Giudice, senatore del Partito democratico, firmatario insieme a Rita Ghedini, Francesca Puglisi, Stefano Vaccari, Maria Teresa Bertuzzi, Felice Casson, Monica Cirinna, Vannino Chiti, Nerina Dirindin, Maria Grazia Gatti, Valeria Fedeli, Luigi Manconi, Donatella Mattesini, Giuseppina Maturani, Pamela Orrù, di un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno Angelino Alfano presentata oggi al Senato.

“L’aggiudicazione della gara di gestione dei CIE al massimo ribasso – spiega Lo Giudice – ha prodotto risultati disastrosi, a Bologna come nel resto d’Italia, da Modena a Trapani. Adesso che il CIE di Bologna è chiuso é il momento di una riflessione sui criteri minimi da garantire alle strutture, in termini di rispetto dei diritti umani fondamentali di chi vi é recluso senza avere commesso alcun crimine e di condizioni di lavoro dignitose per gli operatori. Queste strutture vanno superate, e comunque è eccessiva la presenza di due Centri in Emilia Romagna. Su questo aspettiamo di conoscere la posizione del Ministro”.
com/sdb 131247 GIU 13


Il testo dell’interrogazione

Interrogazione CIE Bologna

Interrogazione a risposta orale
Al Ministro dell’Interno
Premesso che:
nel 2012 il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno ha modificato i criteri di aggiudicazione dei bandi di gara previsti per i contratti per la gestione dei Centri di Identificazione ed Espulsione, centri di soccorso e prima assistenza, centri di accoglienza e centri di accoglienza per richiedenti asilo, scegliendo l’opzione del prezzo più basso rispetto a quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con base d’asta di 30 euro al giorno per persona;
il 15 marzo 2012, all’interrogazione alla Camera dei Deputati n. 2-01405 in cui si manifestava preoccupazione per l’assegnazione della gestione CIE di Modena al Consorzio Oasi di Siracusa con tali modalità di gara il Governo rivendicava la scelta di assegnazione degli appalti per i CIE secondo la modalità del massimo ribasso, sottolineando essere in corso “una generale attività di verifica e miglioramento dello stato di qualità dei servizi resi nei CIE”;
nel maggio 2012 la Prefettura di Bologna metteva a bando la gestione del CIE di via Mattei con il criterio del prezzo più basso e la base d’asta sopra citata di 30 euro al giorno per persona;
Il Consorzio Oasi si è aggiudicato la gestione del CIE di Bologna con un’offerta di 28 euro a persona al giorno,a fronte dei 69 euro corrisposti al precedente gestore;
l’appalto aveva per oggetto la fornitura dei seguenti servizi:
a) servizio di gestione amministrativa e di minuta sussistenza e manutenzione;
b) servizio di assistenza generica alla persona;
c) servizio di assistenza sanitaria;
d) servizio di pulizia e igiene ambientale ;
e) fornitura dei seguenti beni: pasti, prodotti per l’igiene personale, vestiario, generi di conforto;
con delibera del 17 settembre 2012 il Consiglio comunale di Bologna chiedeva al Governo di rivedere i criteri dei bandi di gara previsti per i contratti di gestione dei CIE e delle strutture affini, ritornando all’opzione dell’offerta più vantaggiosa, e alla Prefettura di Bologna di verificare la reale possibilità di offrire i servizi richiesti dal bando di gara al prezzo al quale era stato aggiudicato e di intensificare le attività di controllo per prevenire eventuali infiltrazioni mafiose, come da Protocollo d’intesa tra Prefetture e Regione Emilia Romagna, oltre che di monitorare costantemente la situazione all’interno della struttura per evitare un ulteriore deterioramento delle già precarie condizioni degli stranieri ospitati;
in data 28 settembre 2012 il Prefetto di Bologna sospendeva l’affidamento della gestione del CIE di Bologna al Consorzio Oasi a causa dell’emergere di una condanna penale a carico del presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio, per poi affidare effettivamente il Centro a Oasi a partire dal 1 dicembre 2012;
In più occasioni, nei mesi successivi, il Garante delle persone private della libertà della Regione Emilia Romagna ha segnalato alla Prefettura e alle altre autorità il peggioramento della situazione chiedendo la chiusura del centro a causa dell’insostenibilità della situazione: casi di malattie infettive, insufficienti condizioni igieniche, assenza di biancheria e di altri beni essenziali , totale carenza di servizi alla persona e di attività di volontariato, inadeguatezze strutturali;
il Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna ha evidenziato la situazione di invivibilità del CIE di Bologna e di sua incompatibilitàcon una vita dignitosa per gli esseri umani, chiedendone a sua volta la chiusura;
sin dall’avvio della nuova gestione il consorzio assegnatario non ha pagato gli stipendi ai 29 dipendenti e al personale medico utilizzato, cifre anticipate dalla Prefettura di Bologna, e analoghe inadempienze nei pagamenti del personale si sono verificate anche nel CIE di Modena, gestito ad analoghe condizioni contrattuali dalla stessa Oasi;
una visita dell’Azienda USL, sollecitata dal Garante regionale e autorizzata dalla Prefettura di Bologna, effettuata il 14 gennaio scorso, ha confermato la situazione di degrado delle condizioni igienico–sanitarie del Centro;
nel marzo 2013 la Prefettura di Bologna ha deciso di chiudere temporaneamente il CIE di Bologna per procedere a lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e, a conclusione dei lavori, ha annunciato l’avvenuta rescissione del contratto con Oasi;
Considerato che:
le persone recluse dei centri di identificazione ed espulsione subiscono una limitazione della libertà personale non a causa della commissione di reati ma solo per la loro presenza irregolare sul territorio italiano;
tale restrizione è stata nel tempo estesa dai sessanta giorni ai diciotto mesi , utilizzando una possibilità prevista dalla direttiva 2008/115/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio ma assai distante dall’effettiva media europea di permanenza nei CIE;
la popolazione ospite del CIE di Bologna mostra un’elevata incidenza di: persone provenienti da uno stato di detenzione in carcere, dove inspiegabilmente non viene completata la procedura di identificazione; stranieri presenti in Italia da moltissimi anni, frequentemente con famiglia e incensurate, che hanno perso il permesso di soggiorno per mancato rinnovo o revoca, spesso a causa della perdita del posto di lavoro; richiedenti asilo; tossicodipendenti o affetti da patologie non compatibili con uno stato di detenzione; donne straniere vittime del racket della prostituzione;
Si chiede di sapere:
se il Ministero non ritenga che l’adozione della modalità di aggiudicazione della gara secondo il meccanismo del prezzo più basso non si sia rivelata inadeguata alla gestione di questo come degli altri centri gestiti alle stesse condizioni dal consorzio Oasi, da quello di Milo/Trapani a quello di Modena;
come si intenda procedere per l’assegnazione del nuovo appalto di gestione del Centro di Identificazione e di Espulsione di via Mattei a Bologna secondo modalità che evitino i fenomeni che si sono verificati nei mesi scorsi: pericolo per l’incolumità e la salute delle persone trattenute, allarme fra i lavoratori e inadempienze contrattuali nei loro confronti; condizioni di lavoro frustranti e disagiate del personale di polizia; violazioni sistematiche e ripetute della dignità delle persone ristrette nel Centro;
se non si ritiene eccessiva la presenza nella Regione Emilia Romagna di due CIE , che nel corso del 2012 non hanno mai raggiunto la capienza massima;
se non sia opportuno interrogarsi sull’inadeguatezza dei CIE rispetto all’obiettivo di ridurre l’immigrazione irregolare, dato che, ad esempio, nel centro di Bologna sono state espulse nel 2012 295 persone, meno del 50% delle persone recluse, e che a livello nazionale la percentuale di espulsioni tramite CIE sul totale degli irregolari presenti sul territorio è pari all’1,2%;
se non si ritenga di volere affrontare il tema del superamento dei Centri di identificazione e di Espulsione e la loro sostituzione con modalità di identificazione ed eventualmente di espulsione rispettose della dignità e dei diritti fondamentali delle persone, oggi non garantiti dai CIE.
Sergio Lo Giudice , Rita Ghedini, Francesca Puglisi, Stefano Vaccari, Maria Teresa Bertuzzi, Felice Casson, Monica Cirinna, Vannino Chiti, Nerina Dirindin, Maria Frazia Gatti, Valeria Fedeli, Luigi Manconi, Donatella Mattesini, Giuseppina Maturani, Pamela Orrù

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