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La senatrice Dorina Bianchi, ex teodem, oggi pupilla di Fioroni, ha votato con la destra per istituire una commissione di indagine sulla pillola RU486. La pillola, benemerita, consente alle donne che di abortire senza ricorrere ad una dolorosa operazione chirurgica ed è per questo avversata dalle gerarchie cattoliche.

La Bianchi, recidiva, è la presidente della Commissione Sanità del Senato che, nonostante avesse già votato con la destra sul testamento biologico, era stata scelta da Walter Veltroni, fra mille polemiche, per sostituire Ignazio Marino, passato ad altra carica.

Sono i frutti avvelenati della scellerata concezione della “posizione prevalente”, per cui il Pd non deve avere una posizione, ma anche due o tre, e poi ognuno fa quello che gli pare, perché esiste una “libertà di coscienza” che consiste nell’esproprio, da parte di un migliaio di parlamentari, della libertà di coscienza di sessanta milioni di italiani. Magari, come in questo caso, perché il tormento della coscienza è legato al più prosaico desiderio di accettare la poltrona di relatrice di minoranza dell’indagine, come se le sue posizioni sul tema non fossero in sintonia con quelle del senatore Quagliarello, che si è precipitato a difenderla.

A questo punto la senatrice Bianchi, definita da Paola Binetti un’eroina, faccia finalmente un gesto di coerenza e si dimetta dalla presidenza dalla Commissione. Il suo collega Enzo Carra ha dichiarato che se Bersani diventerà segretario del Pd non ci sarà posto per lui e gli altri teodem. Spero che questo valga anche per la Bianchi.

Sergio Lo Giudice

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